giovedì 19 aprile 2012

Complessità - first step

INTERAZIONE



La scienza dei sistemi complessi

Il progettista di architettura è un narratore. Come tale grande curiosità suscita in lui il vasto e fantastico universo della quotidianità. Non è opinione del solo staff di Co.4 che la realtà nella quale siamo immersi e della quale la quotidianità ne è una possibile unità di misura, abbia come imprescindibile caratteristica quella di essere straordinariamente complessa.
Narrare una complessità diventa perciò l'obiettivo del progettista di architettura.
Durante queste fasi del Corso ci siamo però accorti di uno stato di inconsueta desuetudine a trattare l'argomento da parte vostra. Nel senso che si, la maggior parte di voi ha un'idea di cosa sia la "complessità", ma pochi, troppo pochi, sono in grado di assegnarle un valore espressivo coerente. Per troppo pochi la complessità corrisponde alla verità della Vita.
Troppo pochi sono interessati a scoprire cosa accade quando molti elementi, atomi o molecole, ma anche formiche o esseri umani, interagiscono tra loro.

Interazione. E' la parola chiave della complessità ed è anche, quindi, la parola chiave per indagare nella quotidianità, a qualsiasi meridiano o parallelo del Mondo ci si trovi. Purtroppo per molti le interazioni portano ad una interdipendenza disordinata e rendono più difficile capire cosa succede e perchè. In sostanza le interazioni portano ad una condizione di "emergenza", alla comparsa spontanea di nuovi tipi di ordine e di organizzazione, ad aspetti che non si possono far risalire al carattere delle singole parti. Potete studiare finchè volete la struttura e le proprietà di un'unica molecola di acqua, per esempio, e non riuscirete lo stesso a concepire che ad 1°C un insieme di quelle molecole è un liquido e che lo stesso insieme di molecole a -1°C è un solido. Il brusco cambiamento da uno stato all'altro non implica nessuna alterazione delle molecole di per sè, cambia, invece questa si in maniera sostanziale, la sottile organizzazione della rete delle loro interazioni. E questa semplice ma importantissima verità la possiamo applicare anche al mondo degli ecosistemi e dell'economia. Non importa quante informazioni riusciate a raccogliere a livello di una sola specie o di un solo agente economico, non c'è verso di determinare le configurazioni organizzative che consentono al collettivo di funzionare in quanto tale. Come interagisconomigliaia di semplici geni e proteine per creare l'organismo dell'animale uomo in tutta la sua complessità (appunto) e capacità? Ed una colonia di formiche per organizzare i suoi membri, privi di intelligenza, in una comunità intelligente, capace di localizzare fonti di cibo e di orchestrare, con sbalorditiva raffinatezza, attacchi collettivi per respingere gli invasori?

Tutto ciò e molto altro, sono l'oggetto della scienza dei sistemi complessi o complessità, scienza con la quale siamo passati dal tentativo di identificare e di capire le singole parti a quello di capire la funzione collettiva dei sistemi dai quali dipendiamo, dai molteplici ecosistemi del mondo in cui miriadi di specie interagiscono, al clima e all'economia globale. Un tempo erano sistemi indagati da ricercatori strettamente specializzati. Oggi, tuttavia, è chiaro che si possono capire soltanto accorpando svariati saperi scientifici, con i fisici che prestano idee e metodi agli economisti, con biologi che collaborano con informatici e matematici.
Questa scienza contemporanea ha rivelato, ed è stata una scoperta importantissima, che molti sistemi all'apparenza senza nulla in comune mostrano, in verità, profonde similitudini. Per esempio, semplici regolarità matematiche note come "leggi di potenza" descrivono statisticamente nel tempo l'andamento dei terremoti e, con pari accuratezza, le fluttuazioni dei mercati finanziari, la distribuzione della ricchezza nella maggior parte delle nazioni ed i flussi delle informazioni di internet.
In sistemi così diversi sembrano essere all'opera processi organizzativi molto generali e si sono fatti progressi immensi nel descriverli ed i modelli migliori sull'andamento dei terremoti appaiono notevolmente simili ai modelli dei mercati finanziari o del comportamento informativo di internet.

Un'altra scoperta è che, in linea generale, nella maggior parte dei sistemi complessi, il cambiamento non assume la forma di tendenze lineari o di cicli regolari, al contrario: è per lo più erratico ed imprevedibile. Gli eventi dirompenti, per esempio, avvengono molto più spesso di quanto tendiamo ad immaginare e hanno effetti sproporzionati. Sull'arco di un decennio, la mezza dozzina di terremoti "importanti" produce più danni alle persone ed ai beni di tutti gli altri messi insieme. Allo stesso modo, sull'arco di un anno la maggior parte del movimento di un dato titolo di borsa è spesso dovuta a cambiamenti repentini in pochi giorni precisi. Tipicamente, in un qualsiasi sistema complesso, il ritmo del cambiamento presenta oscillazioni selvagge, con rari picchi che risaltano sullo sfondo di una calma relativa, con transizioni improvvise e violente in mezzo a periodi di quiescenza. In un mondo complesso l'imprevedibilità è normale.

L'idea sottostante alla scienza dei sistemi complessi è che tutto sta nell'organizzazione. Nel nostro mondo questa assume forme che la scienza classica non lascia presagire, concentrata com'è nella ricerca delle leggi fondamentali ed immutabili che regolano l'Universo, basti pensare alla teoria quantistica o alla cosmologia. Ma la scienza odierna è andata oltre; le avanguardie della scienza non sono più ossessionate dalla previsione esatta e dal controllo. Hanno imparato ad accettare che l'imprevedibilità è un aspetto inevitabile e, a volte, persino benefico del mondo, una risorsa da cui è possibile trarre anche vantaggio, se giocata bene. Sappiamo oramai che alcune delle verità più profonde sul nostro mondo riguardano le sue organizzazioni complesse, e che se vogliamo viverci meglio e usarle saggiamente, la conoscenza di queste verità ci è indispensabile.


L'interazione e l'architettura contemporanea

La narrazione a cui si faceva riferimento più sopra, obiettivo unico del progettista di architetture, per essere coerentemente radicata nella nostra epoca e, quindi, avere un minimo orizzonte testimoniale, deve essere in grado di dialogare con le recenti scoperte della scienza e di esplorarne le relazioni di reciprocità che sussistono tra le due discipline, avendo ambedue lo stesso terreno di ricerca: la complessità.
L'indescrivibile armonia del mondo migliora sensibilmente con la conoscenza delle nuove teorie organiche dei sistemi dinamici che ci offre la scienza dei sistemi complessi.
Una delle principali attenzioni del progettista di architettura (questo in tutte le epoche) è quella di sviluppare sempre adeguati criteri di percezione delle sue soluzioni spaziali, in quanto è proprio attraverso la percezione che riesce a dare della sua architettura che avviene la definizione del racconto, la narrazione della sua visione del mondo.
Sappiamo, dalle comunicazioni fin qui svolte, che il nostro (nel senso di "narratori architettonici") modo di raccontare è strettamente correlato a due entità ben precise: lo spazio ( anche detto vuoto architettonico) ed il soggetto che lo descrive. Dato che il soggetto occupa un tempo particolare, lo spazio è perciò collegato ad una durata percepita ( ad esempio: cosa succede all'interno di un ufficio in una città specifica, la mattina presto dei mesi primaverili?). Il corpo virtuale, come sistema di nervi e sensi, è altresì orientato nello spazio. Può essere a testa in giù oppure dritto. Sussistono anche tutte quelle relazioni con lo spazio dettate dalle capacità inconsce di adattamento all'intorno virtuale. In assoluto è il corpo la vera essenza del nostro essere e della nostra percezione spaziale. Quando ci muoviamo nello spazio, il corpo si sposta in uno stato costante di incompletezza essenziale. Nella nostra contemporaneità, come progettisti di architetture siamo nelle stesse condizioni degli scienziati e cioè impossibilitati a dare risposte adeguate utilizzando criteri e linguaggi classici, in quanto l'organizzazione della società, i suoi fare ed i suoi modi di esprimerlo, il suo definire paesaggi ed essere paesaggi, assume forme così incredibilmente complicate che non può essere descritta con i canoni dell'architettura classica e accademica, essendo questa concentrata ancora nella ricerca di un linguaggio e dei relativi canoni espressivi.

fine prima parte.

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