martedì 17 aprile 2012

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[1] La caffettiera del masochista esemplifica i possibili problemi dovuti ad una cattiva progettazione, la mancanza di attenzione nello studio dei processi, la scarsa sensibilità nei confronti dei soggetti coinvolti possono creare grandi occasioni di disagio. A tutti sarà capitato di cercare di aprire una porta spingendo… il disagio che si crea nell’utente in questi frangenti è ingiustificato.
Un buon progettista dovrebbe aver chiaro come alla base di un buon design c’è in “comfort”, uno stato delle cose per cui gli input provenienti dall’esterno si azzerano, in cui non si avverte la sensazione del freddo o del caldo, non si sentono rumori indesiderati o non ci si trova in condizioni sfavorevoli di illuminazione. Il “comfort”, ciò che non si sente, deve essere il punto di inizio di un qualsiasi progetto, sarà la prerogativa per la creazione di un processo di interazione estetica efficace.
Mentre una semplice analisi funzionale è in grado di mettere in luce tutte le caratteristiche necessarie per il raggiungimento del “comfort”, l’analisi del fare andrà ad indagare le peculiarità dei processi a cui si dovrà relazionare l’architettura in modo da definire un vuoto capace di accompagnarne lo svolgimento.
“I diagrammi sono delle rappresentazioni visive che aiutano la comprensione delle informazioni”*
Analizzare i processi scomponendoli in azioni ed eventi ci aiuta a comprenderne il dinamismo, a capire come alcune cose avvengano e cosa questo comporti. Per svolgere l’analisi del fare è necessario innanzitutto avere un’idea degli elementi coinvolti e della scala a cui il processo sarà analizzato. Qualsiasi processo è potenzialmente connesso a tutto l’esistente e scomponibile in microattività a scala cellulare…. Pertanto, mantenere consapevolezza dell’ambito di indagine è necessario per non rischiare di perdersi.
In architettura i diagrammi vengono utilizzati non solo come strumenti di analisi ma anche come strumenti progettuali in quanto la loro stesura è frutto di un processo creativo. [2] “Il diagramma non è una metafora o un paradigma, ma una macchina astratta che al tempo stesso è contenuto ed espressione”*.
Per redigere un diagramma dovremo pertanto avere chiari, oltre all’ambito di indagine e agli elementi coinvolti, i parametri che utilizzeremo per la comprensione del processo oggetto di studio. [3] Una volta impostate le condizioni al contorno, nella redazione del diagramma si presterà attenzione sia agli eventi che alle azioni, mentre i primi sono accadimenti di durata tendente a zero, le seconde sono dei processi continui che si sviluppano da un evento all’altro. Gli eventi sono la lista del “Cosa”, le attività rispondono alla domanda “Come”.
Indagare come avviene un processo consiste nel capire come è strutturato, di quali eventi lo generano, quali azioni lo compongono, le relazioni che si instaurano tra i vari elementi che lo compongono e quali ricadute ha verso l’esterno.
“I diagrammi vengono sviluppati per liberare l’architettura dagli standards tipologici in modo da creare le condizioni per evitare di imporre l’idea ma di inserirla all’interno del processo.”*


Ben van Berkel & Caroline Bos, MOVE, 1998
[1] – la caffettiera del masochista
[2] – moebius house
[3] – diagramma di UNstudio

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